Native Advertising: Esempi in Italia

Oggi si parla moltissimo di native advertising, ma in realtà poche persone hanno capito che cos’è e quali sono le potenzialità di questa forma di promozione.

La native advertising può essere definita come:

Forma pubblicitaria contestuale che integra contenuti editoriali e annunci pubblicitari, all’interno del contesto editoriale dove essi vengono posizionati, con una indicazione chiara dell’inserzionista che sponsorizza il contenuto pubblicitario.

La native advertising è un’etichetta che racchiude una serie di iniziative promozionali che esistono da tantissimi anni e che possono amplificare il loro effetto grazie agli strumenti digital.

Nel video qui sotto abbiamo deciso di racchiudere alcuni esempi e consigli per fare native advertising.

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Per native advertising si intendono tutte quelle attività che sono promozione senza essere pubblicità.

In nativeadvertising.it leggiamo:

La pubblicità nativa non può essere basata solo sulla creatività che riempie uno spazio pubblicitario, ma deve essere intrinsecamente connessa al formato che permette di vivere un’esperienza unica dell’utente.

La native advertising è “nativa” proprio perché si amalgama al contesto in cui viene realizzata.

Abbiamo individuato sostanzialmente 2 macroaree in cui la native advertising può essere messa in campo:

  1. area dei contenuti (content marketing);
  2. area dei servizi (che comprende anche gli eventi).

In entrambi casi il focus è sul valore che riesci a creare per le persone che sono potenzialmente interessate al tuo brand.

 

Esempi di Native Advertising

Nike

Nike promuove la cultura sportiva e, in particolare, la corsa (il suo core business) organizzando gare annuali e dando la possibilità di allenarsi insieme al running club Nike per arrivare preparati agli eventi.

L’obiettivo primario di Nike, in questo caso, non è venderti le scarpe da corsa ma far sì che nella tua mente il brand Nike venga associato a una scarpa confortevole, ottima per la corsa, che ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi con ottime performance.

Per partecipare alle gare organizzate da Nike, però, ti servono delle scarpe da corsa e se hai delle brand association positive nei confronti di Nike c’è molta probabilità che tu vada ad acquistare proprio le sue scarpe da running.

Decathlon 

Decathlon organizza gli Sportdays, ovvero eventi sportivi gratuiti che vanno dalla corsa alla bicicletta, dal basket al fitness. Insomma, un po’ tutti gli sport che incontri quando entri in un punto vendita Decathlon.

In questo caso si passa dall’evento al contenuto: un personal trainer, per esempio, trasmette alle persone un know-how per fare determinati esercizi, per cui il focus è quella conoscenza trasmessa in modo del tutto gratuito.

Anche qui l’obiettivo primario non è venderti i prodotti, ma dare l’immagine di un brand che ci tiene davvero alla tua attività sportiva.

Red Bull

Redbull ha creato una vera e propria media company, Red Bull Media House, specializzata nella creazione di contenuti per diverse piattaforme.

Ad esempio, Red Bull realizza una trasmissione su Sky in cui propone una serie di contenuti incentrati sulle imprese estreme. In questo caso passiamo al vero e proprio entertainment: la trasmissione di Sky non è una televendita per promuovere le bevande Red Bull, ma promuove un atteggiamento estremo nei confronti della vita e dell’attività sportiva.

SOS Tariffe

SOS Tariffe è un sito che ti aiuta a scegliere la tariffa telefonica o per l’utenza domestica (luce, gas…) più adatta alle tue esigenze.

Se un brand si associa a SOS Tariffe, quindi, guadagna una credibilità grazie al fatto che ti ha offerto un servizio utile per le tue necessità.

Michelin

Michelin ha realizzato diverse guide: dalle guide stradali alle guide turistiche per città italiane e non, con alberghi e ristoranti consigliati.

Ti chiederai: qual è il collegamento tra un produttore di pneumatici e una guida turistica? Semplice: chi viaggia si muove da un posto all’altro con la macchina, per cui consuma le ruote 🙂

 

Potenzialità della Native Advertising

Il modo più efficace per raggiungere le persone con i tuoi messaggi è incontrarle nel momento in cui non sono consapevoli che tu vuoi comunicargli un determinato messaggio e, quindi, le loro soglie di autodifesa sono al mimino.

Oggi tendiamo ad allontanare il più possibile la pubblicità, per cui abbiamo una sorta di meccanismo di difesa contro i messaggi pubblicitari: io ti dico che il mio prodotto è il migliore del mondo ma tu sai già che voglio vendertelo, per cui il mio messaggio potrebbe perdere di efficacia.

Al contrario, nel momento in cui viviamo un’esperienza che non ha espressamente scopi pubblicitari, il nostro cervello associa più facilmente quella determinata esperienza con quel determinato brand.

L’uomo impara attraverso l’esperienza, per cui far vivere un’esperienza alle persone senza attivare i loro meccanismi di autodifesa ti consente di far penetrare più agevolmente il tuo brand nella loro consapevolezza, creando un legame che è molto più stabile e duraturo rispetto a quello creato con la cara vecchia pubblicità.

 

Cosa Non È la Native Advertising

La native advertising:

  • NON È nascondere i banner all’interno dei contenuti;
  • NON È fare i publiredazionali travestiti da articoli.

Queste sono pratiche scorrette anche dal punto di vista legale: è sempre importante far distinguere alle persone che entrano in contatto con il tuo prodotto/servizio ciò che è contenuto da ciò che è native advertising.

Non devi ingannare le persone cercando di non fargli percepire che fai pubblicità mentre fai pubblicità, ma devi mettere in campo una promozione che abbia come primo obiettivo quello di creare del valore per la persona che entra in contatto con la tua iniziativa.

Pubblicità non è più un’interruzione del contenuto, ma è lo stesso contenuto che viene creato grazie al supporto di un brand che in questo modo dimostra di tenere realmente alla promozione di una certa cultura.

 

Photocredit: Eric Neitzel