Digital PR, Content Marketing e Native Advertising con UpStory – Intervista a Claudio Vaccaro

In occasione dello IAB Seminar 2015 Claudio Vaccaro (CEO di BizUp) ha presentato UpStory, una piattaforma che attraverso la native advertising aiuta i brand a costruire notorietà e reputazione.

L’obiettivo di UpStory è distribuire contenuti sul Web attraverso un network di blogger indipendenti, aiutando i brand a comunicare con le persone giuste.

Se un brand vuole avere visibilità sui blog e distribuire i propri contenuti in Rete si trova davanti a due vie:

  • realizzare campagne pubblicitarie;
  • fare iniziative di digital PR che consistono in cercare i blog potenzialmente interessati, contattarli, convincerli a scrivere o pubblicare un determinato contenuto e monitorare i risultati.

Le digital PR, soprattutto, sono un’attività molto impegnativa.

UpStory aiuta i brand a risparmiare tempo prezioso, poiché si pone come mediatore tra i brand e i blogger interessati a realizzare un determinato contenuto. Ottimizza e rende misurabile l’attività di digital PR.

E dal punto di vista dei blogger, cos’è UpStory?

  • un network in cui possono guadagnare dai loro contenuti;
  • una piattaforma per creare e gestire il rapporto con gli inserzionisti, che non li avrebbero mai contattati direttamente.

 

Come si realizza un branded content

I 3 elementi fondamentali per realizzare un contenuto brandizzato che sia realmente efficace sono:

  • il brief, che è il mezzo fondamentale per far capire ai blogger i requisiti che deve avere in contenuto;
  • il contenuto co-creato, ovvero un contenuto originale creato dal blogger seguendo il brief;
  • la misurazione, ovvero tracciare le performance dei contenuti in termini di visualizzazioni e click. Questo permette di fare un’aggressiva proposta commerciale basata sulla performance garantita.

 

Come guadagnano i blogger

In linea di massima, un blogger può guadagnare attraverso:

  • i banner AdSense sul proprio sito web o blog;
  • l’affiliazione con network come Zanox o Tradedoubler;
  • la native advertising, come nel caso di UpStory.

UpStory, infatti, propone un’offerta integrata di contenuto e formato pubblicitario: consente la pubblicazione di sponsored post, ma anche di inserire all’interno del contenuto dei formati native.

Da un lato c’è la produzione di contenuti, dall’altro c’è la possibilità di ottenere delle azioni specifiche da parte del lettore: dal click (formato call to action), alla richiesta di contatto attraverso un form, al click to call per farsi chiamare direttamente.

Quello che differenzia UpStory da tutti gli altri network è che il lavoro del blogger, quindi il post, è sempre remunerato. I blogger, quindi, non sono pagati né in base alle view né in base ai click sul post, ma il loro lavoro è sempre remunerato in maniera corretta. Questo ha portato il network di UpStory a crescere, raggiungendo i 2.500 blogger iscritti e vedendo la partecipazione di blogger di fascia medio-alta.

 

Di cosa ha bisogno il brand

La piattaforma di UpStory fornisce al cliente una dashboard per tracciare le proprie performance. Si potrebbe definire una forma di consulenza tecnologizzata per automatizzare alcuni processi.

Ma di cosa ha bisogno il brand per avviare una campagna di branded content? Banalmente: per fare campagne di contenuto ci vuole il contenuto.

Se il brand ha il contenuto da distribuire, UpStory fa da distributore.

Se il brand non ha il contenuto si trova davanti a 2 alternative:

  • il brand crea il contenuto e UpStory aiuta a distribuirlo;
  • il brand crea il brief e i blogger del network di UpStory creano il contenuto.

È bene sottolineare che c’è sempre un lavoro strategico iniziale, a meno che la strategia non sia già definita.

 

Quanto budget investire

UpStory permette di rendere pubblicitario ciò che difficilmente era venduto come pubblicità, cioè il contenuto: il brand che stanzia un budget, sa cosa compra.

Ci sono sostanzialmente 3 modelli commerciali, il cui costo per il cliente è crescente:

  • pay per post: il cliente dà un budget e UpStory pianifica la quantità di post che può erogare con quel budget, stimando il prezzo medio per post in base alla qualità e alla categorizzazione dei blogger;
  • view sul post: il cliente dà un budget e UpStory garantisce un numero di post e un numero di visualizzazioni totali tracciate dal sistema;
  • click sul post: il cliente dà un budget e UpStory garantisce un numero di post, un numero di visualizzazioni totali e un numero di click totali verso il sito del cliente, piuttosto che una pagina specifica.

Bisogna sottolineare che UpStory non compra o vende click: l’azienda compra i post e, a fronte del budget, ha delle performance garantite.

Ogni click non proviene da una persona che ha appena fatto click su un banner o su un messaggio pubblicitario, ma da una persona che ha letto un contenuto ed è fortemente motivata nei confronti di quel contenuto. Il branded content ha maggiore capacità di coinvolgimento rispetto alla semplice campagna banner.

Un ultimo elemento da considerare è che la campagna banner una volta spenta non produce più effetti. Nella campagna content, invece, i contenuti resteranno sempre online poiché sono legati alla vita del blogger, il quale ha un contratto che lo vincola a mantenere i contenuti online fino a che il suo sito web o blog sarà online.